L’ARCHIVIO DI BORMIO NEI PROGETTI DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE E STRANIERE

 
Bergamo, Bicocca, Harvard studiano la documentazione del Borgo, la cui importanza è spesso sconosciuta agli stessi abitanti 

 

L’archivio di Bormio, con tutto il suo patrimonio documentario, è al centro di un progetto di ricerca a vasto raggio che coinvolge l’università di Bergamo, l’università americana di Harvard, l’università Bicocca di Milano, il Parco Nazionale dello Stelvio, il Centro Studi Storici Alta Valtellina e – naturalmente – il comune di Bormio. L’assessore Giuseppe Rainolter, infatti, ha dato il suo benvenuto a un gruppo di studiosi che in questi giorni lavoreranno sul materiale storico della Magnifica Terra (in archivio e in situ), approfondendone alcuni aspetti quali i dazi, i commerci, il ferro, il notariato, le risorse ambientali e dedicando particolare attenzione agli oggetti di uso quotidiano.

«Il progetto di studio è in divenire – spiega Riccardo Rao, professore associato di Storia medievale, Storia del Paesaggio e Storia dell’Ambiente e degli Animali nell’ateneo bergamasco – ma è fuori di dubbio che la consistenza del materiale archivistico bormino è eccezionale e ancor di più se si pensa alla marginalità geografica del territorio. Bormio è uno snodo centrale per i nostri studi ed è un punto di osservazione straordinaria per i temi al centro delle nostre indagini, che si estendono anche ad altre località della Valtellina, dove da 3 anni seguo progetti di lavoro con diversi soggetti attuatori».

Forse non tutti sanno che l’archivio storico comunale di Bormio è uno dei più importanti della Lombardia e dell’arco alpino per la quantità e l’integrità del materiale conservato: esso contiene la documentazione di Antico Regime dal 1256 al 1797, del periodo napoleonico (1798-1815), del dominio austriaco (1816-1859) e dell’istituzione comunale dal Regno d’Italia fino ai giorni nostri. Oltre a ciò, vi sono conservati parecchi fondi aggregati tra cui spiccano le carte del Pio Istituto Scolastico e dei Bagni di Bormio, gli scritti di Ignazio Bardea e le cartografie. Per dare un’idea: dall’analisi dei verbali di Consiglio si potrebbe ricostruire tutta la vita quotidiana del Bormiese dal 1481 in avanti! Un patrimonio straordinario che non è ancora stato adeguatamente valorizzato e che con il progetto “La Casa Magica” (www.altarezianews.it/2021/03/11/la-casa-magica) dovrebbe trovare una sua dignità, visibilità e fruizione.

Il gruppo di ricerca del professor Rao – affiancato dall’archivista Lorenza Fumagalli e dallo storico Ilario Silvestri del Centro Studi Storici Alta Valtellina nonchè da Massimo Della Misericordia, professore associato di storia medievale alla Bicocca e uno dei principali studiosi delle comunità rurali valtellinesi – setaccerà documenti e reperti storici in loco riconducendoli ai vari database appositamente costruiti per raccogliere quante più informazioni possibili sulla vita delle popolazioni medievali alpine. Tra questi Loc Globe (http://www.sismed.eu/it/progetti-di-ricerca/loc-glob/), progetto di interesse nazionale del MIUR (Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca), che indaga la rete economica dell’Italia del tardo medioevo (1280-1500) e Dalme (dalme.org/collections/lombard-alps), che tratta temi analoghi in Europa, in partnership con le università di Harvard, Valencia, Creta e l’IMF di Barcellona.

«Si tende a pensare alla montagna come a un ambiente isolato, in realtà le economie medievali erano molto attive e interconnesse, tra loro e anche con le città. Le risorse di altura, infatti, arrivavano sulle grandi piazze commerciali dell’epoca: Milano, ad esempio, era la capitale della metallurgia ma il ferro vi giungeva da altre aree, anche remote, che diventavano attori fondamentali del sistema economico. Da questo punto di vista – prosegue Rao – l’archivio di Bormio si presta bene anche per la presenza di inventari ben conservati».

La storia di un paesaggio rurale è inevitabilmente plasmata dall’uso che gli uomini hanno fatto delle sue risorse e nel caso del Bormiese ciò risulta particolarmente evidente con la lavorazione del ferro, le cui tracce sono tuttora largamente presenti sul territorio (oltreché nella documentazione conservata in archivio). Ma la peculiarità del paese si manifesta anche dal punto di vista costruttivo: Bormio, fra i centri alpini, è fra quelli meglio conservati nel suo nucleo storico-urbanistico e la forte presenza delle cosiddette “case-torri” è un indicatore significativo del paesaggio di un centro comunale attivo e vigoroso.

Nel sito internazionale Dalme sono già presenti documenti di area valtellinese, che possono essere agevolmente consultati grazie a una definizione elevata. L’implementazione con materiale bormino non potrà che arricchire gli studi in atto e magari stimolare ulteriori ricerche sulla quotidianità medievale nelle aree alpine.

In ultimo, resta da sperare in una sempre maggiore consapevolezza anche da parte della comunità locale della propria ricchezza storica, che non è materia per topi d’archivio ma è parte integrante e sostanziale della nostra offerta territoriale.

Anna

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