Longevità di una democrazia comunale

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Roberto Celli, Longevità di una democrazia comunale

Costo euro 20,00 (+ spese di spedizione); per i soci del Cssav euro 15,00

Riedizione del volume stampato nel 1984. Si tratta della storia delle istituzioni di Bormio dalle origini del comune al dominio napoleonico. Il libro è stato arricchito da un saggio introduttivo curato da Guglielmo Scaramellini, con una serie di studi in onore dello storico toscano sulla storiografia di Bormio dal 1500 ad oggi. Autori dei testi sono Leo Schena, Maurizio Pegrari, Olimpia Aureggi Ariatta, Roberto Togni, Cristina Pedrana, Lorenza Fumagalli, Augusta Corbellini e Piercarlo Della Ferrera.


Roberto Celli, Longevità di una democrazia comunale – 367 pagine, illustrazioni b/n, cucito a filo, copertina morbida, formato pagina 23×15, Bormio 2013. Collana La Reit, edizione per il XXI Congresso “Giornate Bormiesi di Cardiologia”.

Costo euro 20,00 (+ spese di spedizione); per i soci del Cssav euro 15,00

Riedizione del volume stampato nel 1984. Si tratta della storia delle istituzioni di Bormio dalle origini del comune al dominio napoleonico. Il libro è stato arricchito da un saggio introduttivo curato da Guglielmo Scaramellini, con una serie di studi in onore dello storico toscano sulla storiografia di Bormio dal 1500 ad oggi. Autori dei testi sono Leo Schena, Maurizio Pegrari, Olimpia Aureggi Ariatta, Roberto Togni, Cristina Pedrana, Lorenza Fumagalli, Augusta Corbellini e Piercarlo Della Ferrera.

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Bormio e le sue valli nell’opera di Roberto Celli (1984)

di Guglielmo Scaramellini

L’interesse per il caso bormino consiste, secondo la dichiarazione dell’Autore, nel fatto che esso rappresenti “il passaggio dalla storia comunale italiana a quella svizzera poiché questo comune, quasi a cavallo dello spartiacque alpino [ma, con Livigno, lo è realmente stato], è italiano per la sua formazione precoce, per le sue istituzioni, per l’etnia, la lingua, la cultura, ma, a differenza dei comuni italiani che subiscono le crisi sfocianti nel regime signorile, conserverà, analogamente ai comuni svizzeri, una vita vigorosa con le sue antiche istituzioni autonome e democratiche fino al dominio napoleonico, ed alla ineluttabile annessione alla Cisalpina”, nel 1797.

(…)

Dunque, potremmo dire, una “democrazia” da Ancien Régime, che non ha ancora sperimentato i “diritti dell’uomo” né la sacra triade della Rivoluzione Francese, Liberté – Égalité – Fraternité, anche se, in modo embrionale, tali principi già contempla.

In primo luogo, la libertà: intesa non tanto nel senso liberale della libertà politica personale, ma in quello tradizionale del possesso di un preciso statuto giuridico garantito da privilegi personali e collettivi, che non possono essere disapplicati se non in modo illegittimo. Donde le forme di spiccata autonomia amministrativa del Comune, che si avvicinano quasi all’autonomia politica tramite il godimento – benché in condominio col podestà forestiero, inviato dai signori territoriali del momento – del diritto di “mero e misto impero”, una delle prerogative della “sovranità” d’Ancien Régime.

Poi la fraternità: al di là della conclamata fratellanza propria della sentita e profonda adesione alla fede cristiana (non sempre praticata erga omnes, ma che si manifesta mediante istituti caritativi, come i seicenteschi Ospedale dei poveri e Monte di Pietà granario), sotto questa rubrica si potrebbe inserire lo spirito di collaborazione necessario nella vita di una e in una comunità – pur divisa in fazioni territoriali e in consorterie famigliari – abitante in difficili condizioni ambientali, morfologiche e climatiche: anzi, secondo Roberto Celli, tali da “influire” sull’“organizzazione politica” stessa della comunità locale: ma su ciò si tornerà più avanti.

Infine l’uguaglianza: nonostante tale principio non sia enunciato formalmente nei testi bormini, è forse quello che trova l’espressione (e l’applicazione) più chiara negli Statuti, con una serie di norme imposte ai cittadini (come, ad esempio, il divieto di possedere più di quattro animali da soma per famiglia) perché nessuno potesse costituirsi posizioni dominanti in campo economico.

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INDICE DEL VOLUME

Livio Dei Cas, Remo Bracchi e Leo Schena, Presentazione

Guglielmo Scaramellini, La “Longevità di una democrazia comunale”. Bormio e e le sue valli nell’opera di Roberto Celli (1984)

Parte prima

Roberto Celli, Longevità di una democrazia comunale. Le istituzioni di Bormio dalle origini del comune al dominio napoleonico

Parte seconda

Leo Schena, Bormio e Brescia, una continuità di singolari coincidenze

Maurizio Pegrari, Il ricordo di un amico

Olimpia Aureggi, Bormio ed Enrico Besta

Roberto Togni, «L’arte» di Tullio Urangia Tazzoli – vol. II di «La Contea di Bormio»

Cristina Pedrana, Sguardo sulla storiografia di Bormio dal XVI secolo al XX secolo

Lorenza Fumagalli, L’archivio storico del comune di Bormio

Augusta Corbellini, Bormio nella storia attraverso le pagine del Bollettino

Pier Carlo Della Ferrera, Una ricerca bibliografica per la storia di Bormio e contado

 

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