AA.VV., Nelle scie del Sacro Macello – 470 pagine, illustrazioni b/n, cucito a filo, copertina morbida, formato pagina 23×15, Bormio 2021 – Collana La Reit, Edizione per il XXVIII Congresso delle Giornate Bormiesi di Cardiologia
Costo euro 20,00 (+ spese di spedizione); per i soci del Cssav euro 15,00
Il volume è esaurito
Il 19 luglio 1620 la Valtellina conobbe la sua piccola “notte San Bartolomeo”, una tristissima pagina di storia fatta di orrori, nefandezze e crudeltà inaudite: a Tirano, Teglio e successivamente anche a Sondrio i cattolici in rivolta contro i dominatori grigioni si abbandonarono a una sistematica uccisione di protestanti. Perirono in tutto circa 400 persone di fede riformata.
L’insurrezione, nota col nome di “Sacro Macello”, come la definì nell’Ottocento lo storico Cesare Cantù, è stata oggetto di studi, rivisitazioni critiche e convegni nel corso di tutto il 2020, quarto centenario della rivolta. Tra queste un posto di rilievo occupa il volume Nelle scie del Sacro Macello, già pronto per la stampa dal mese di febbraio 2020 e congelato a causa della pandemia.
L’opera collettanea che qui si presenta, curata da Livio Dei Cas e Leo Schena e pubblicata col determinante contributo della Banca Popolare di Sondrio, si incentra su eventi, vicende e personaggi che hanno accompagnato la ricaduta del Sacro Macello sulle comunità valtellinesi nei due secoli successivi. Denso di testimonianze dirette e ricco di una corposa rassegna bibliografica e di un’accurata indagine tra i saggi sull’argomento apparsi sul “Bollettino della Società Storica Valtellinese”, il volume spazia dall’ambito prettamente storico a quelli religioso e artistico.
Mina Bartesaghi
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Presentazione
Leo Schena e Livio Dei Cas
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All’alba del 19 luglio 1620 scoppia a Tirano l’insurrezione valtellinese contro i Grigioni e l’eccidio dei Riformati, tristemente nota in seguito come il “Sacro Macello”. Giunta in Bormio la notizia dell’eccidio, gli animi non si accendono, benché qualche esagitato non voglia essere da meno dei vicini, pur mancando, per così dire, la materia prima: qui, infatti, “…si trovavano solamente tre Prottestanti, l’uno Gio. Pietro Fogaroli, unico delli naturali Bormini, qual fù ucciso da tre giovani Gentiluomini di detta Terra, mossi più tosto dal furore, e bollimento del sangue giovanile che dall’istessa ragione: teneva il Fogaroli moglie, e figlioli, allevandoli cattolicamente. Li altri due erano forastieri, ma abitanti in Bormio, quali promisero di farsi cattolici, come seguì, e morirono doppo alcuni anni cattolicamente”. (Alberti, 1890, p. 55).
Nel 1620, dunque, i Bormini si lasciano lusingare dalle offerte dei negoziatori valtellinesi, i già citati Marc’Antonio e Giacomo Venosta, che propugnano un’alleanza contro i Grigioni; il Capitano Giovanni Battista Foliani e il Reggente Nicolò Imeldi, appoggiati da altre persone di peso, accettano senza consultare il Popolo (come si sarebbe dovuto), probabilmente perché lo ritengono contrario. Del resto, sostiene Gioachimo Alberti, la strada all’accordo era stata aperta dell’uccisione di Rodomonte Alberti, il quale, se si fosse trovato in quel frangente, “avrebbe voluto trattare, e ricorrere dalla fonte ed origene” della questione, negoziando coi Grigioni e non coi Valtellinesi. Trattativa resa invece impossibile dalla proditoria uccisione, in territorio bormino, dell’inviato delle Leghe, l’engadinese Giovanni “Zuccano” (Schucan), per mano di Giacomo Venosta di Grosotto e Baldassare Casolario di Bormio: azione che l’Alberti stigmatizza con forza, perché così “fù stimata troncata, e chiusa la strada al rimedio” (p. 59).
La ferocia della successiva occupazione da parte di Grigioni, Zurigani e Bernesi si spiega (secondo l’Alberti) anche per questo fatto gravissimo, la cui colpa ricade – per responsabilità oggettiva – sull’intera comunità bormina.
Il trattato, stipulato il 24 luglio e operativo dal 24 agosto, sancisce la promessa di reciproci amicizia, fedeltà e aiuto in questi termini: i Valtellinesi si impegnano a “somministrarci danari, monizioni da guerra, uomini, abbisognando, spese, trinciere, e fortezze, ed il tutto senza danno di suddetta Communità, aggiongendo ancora le spese fatte, e che si faranno per detta occasione nel Paese nostro proprio. Per le quali cose la nostra Communità non ne senta aggravio. E se ne provenirà qualche sorte di utile, favore, e beneficio da qualche Principe benevolo, ò da qualche altra parte a detta Unione e Lega il tutto sia compartito in ugual grado, fra detta Valtellina, e Contado di Bormio, e l’istesso s’intenda se si facesse acquisto di Paesi, il tutto sia in comune giusdizione”. (Alberti, 1890, pp. 57-58).
Le promesse, perciò, non riguardano soltanto la reciproca difesa, senza alcun aggravio per i Bormini, ma fanno balenare anche la possibilità di trarre da ciò che potrà accadere dei vantaggi materiali; quali che essi siano, saranno ripartiti equamente fra le due parti, anche se si trattasse di acquisizioni territoriali: evidentemente, si suppone una possibile espansione oltre i confini, verso le Leghe (forse, nella mente dei Bormini, verso la Val Müstair). Con queste premesse e questi contenuti, fu facile a oratori facondi e capziosi come l’orefice Bernardo Casolario (narra ancora l’Alberti) convincere l’assemblea popolare che, per merito dell’accordo già stipulato, “sarebbe venuto un pozzo d’oro questo Paese”.
Commenta amaramente, invece, Gioachimo Alberti qualche decennio più tardi: “che Bormio si sarebbe fatto un pozzo d’oro, e che ora si era fatto un pozzo di miserie”, tanto che lo stesso Casolario “in pochi giorni s’accorò” (morì di crepacuore) (p. 65).
Ma che cosa era accaduto, realmente, in quel funesto luglio del 1620?
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INDICE DEL VOLUME
Leo Schena e Livio Dei Cas, Presentazione
Anna Lanfranchi, Le tribolazione di un padre di famiglia durante le furibonde invasioni del ’600
Nelle scie del “Sacro Macello”: L’arte
Manuela Gasperi, La cappella Imeldi nella Collegiata Bormina
Nelle scie del “Sacro Macello”: Figure singolari di ecclesiastici
Gisi Schena, Al vegnerà un têmp… A Sondalo due secoli di fama per il prevosto Lambertenghi
Michele Parolini, Quanto all’arte, nissuno la può preziare (appendice)
Nelle scie transalpine: Il caso Müstair
Hans-Peter Schreich, Der “Verschleiss” von Sacralia in Sta. Maria Val Müstair
Katalog der Madonnen-Bilder und Marien-Statuen aus Sa. Maria Val Müstair
Luisa Bonesio, Paesaggio e ritualità
Appendici